ENZO D'ANGELO
Architettura di memoria e viaggio nell’arte
Tra varie architetture, quelle conosciute e descritte, quella del libro e della memoria, in Petra Mala appare di sfuggita Castel del Monte, stranissimo soggetto, né vero baluardo militare né vera residenza, inconsueta firma di pietra che sigla una singolare omologia con il libro di Mellini (storico dell’arte e scrittore) che non è presidio di una tesi o di una precisa teoria critica né dimora di una storia. Distinguervi il saggio o il romanzo sarebbe come speculare tra l’ad quadratum e l’ad triangulum, princìpi alternativi nella progettazione delle planimetrie medioevali, mentre, come in tutte le architetture a pianta centrale, Petra Mala ruota intorno ad un omphalos, un punto centrale che è l’autore, unico personaggio in fondo, fra i tanti. La forma più riconoscibile è quella diaristica, permeabile ai temi ed alle presenze più diverse – persone, opere, ambienti, questioni – tra le quali affiorano grumi biografici che richiamano il viaggio; il letterario «viaggio in Italia» e nell’arte. In realtà il viaggio di Mellini è interiore e si dipana con gusto letterario e mimetico della parola che sa essere rifugio e specchio, pulsione e tensione, ma pure confessa o si consegna in messaggi velati. L’assenza di una struttura canonica, di un’armatura da romanzo per esempio, non sembra tanto dovuta alla ricerca di una originalità di percorso, che comunque c’è ed è evidente, e si risolve in un casuale, vero o presunto, enuclearsi di ricordi e situazioni che l’autore snida dalla memoria e poi riassimila provando a ritrovarcisi, quasi per scommessa. Egli lancia i ricordi come biglie del vissuto e del pensato in un gioco biografico a tratti distaccato, autoironico – intitola dei capitoli con «Conoscitorismo», «Prosopopea del collezionismo» – a tratti coinvolto e coinvolgente – «La Gloria», «Demetra», ecc. – fino al lirismo. Se un vero progetto di stesura, o di riduzione diaristica, c’è stato sembrerebbe essere quello di una serie di combinazioni, sia nel senso di casualità fortuite o determinate, sia nel senso del calcolo combinatorio che associa, individua, determina. Petra Mala è opera aperta che nessuna «cordatura», critica o architettonica, potrebbe circoscrivere. Però, oltre alla perimetrazione del sito, per secoli la cordatura definiva il modulo geometrico della pianta e la orientava astronomicamente. Nel libro troviamo una «modularità» nel particolare assemblaggio dei capitoli, sezioni temporali – ma non cronologiche – della biografia e architettoniche della casa, museo antro e specola, di Mellini. Nell’insieme queste sezioni appaiono orientate, come nell’arte combinatoria, in una prospettiva di simboli pur diversi e pure in reciproca contaminazione, in una scia atmosferica che li trasporta e li associa con un savoir faire letterario, tra prosa d’arte e romanzo, che porta naturalmente a chiedersi se prima o dopo l’autore non si presenterà con un lavoro narrativo che definirà lui stesso romanzo, posto che da qualche parte non sia già pronto per essere scoperto.
Presentazione del 12 giugno 1992 in Palazzo Medici Riccardi a Firenze
Fonte: www.realtasociale.it
Enzo D’Angelo: Architettura di memoria e viaggio nell’arte